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Gaza palestinese o dell’indomita voglia di vivere

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Cosa significa per una giovane donna palestinese vivere a Gaza? Ben prima del fatidico 7 ottobre da cui tutto, ipocritamente, viene fatto discendere?

Significa ricevere visite di ospiti sgraditi, i soldati israeliani, che insultano, picchiano, uccidono. Significa fare i salti mortali per avere un permesso per visitare la Cisgiordania, o la Giordania o il mondo là fuori. Significa combattere, senza velo, l’oppressione maschilista ed estremista di Hamas. Significa vederci solo da un occhio perché l’altro non è stato curato in tempo. Chi vuoi che si occupi di un occhio pigro quando arrivano feriti con le budella fuori e arti da amputare? Ma significa anche beneficiare dell’amore, della cultura e del coraggio di un padre che la educa all’indipendenza e alla letteratura e di un nonno che le insegna la tolleranza religiosa.

Così Asmaa Alghoul nata nel campo profughi di Rafah incontra Selim Nassib, ebreo nato in Siria che vive a Beirut.

Da loro incontro nasce questo libro che, come un diario, ripercorre le tappe di una vita continuamente interrotta dalla storia del martoriato popolo palestinese, dalle contraddizioni e dagli errori imperdonabili della dirigenza palestinese, da quell’immenso imbroglio che sono stati gli accordi di Oslo, dalla brutalità, dal razzismo e dall’insopportabile occupazione israeliana, dall’ipocrisia degli Stati arabi, dall’indifferenza del mondo

Asmaa studia all’università islamica di Gaza per studiare Giornalismo e informazione per poi passare nella più liberale e laica al-Azhar. La letteratura, la scrittura, la poesia diventano il suo pane quotidiano. Si sposa 2 volte e divorsia 2 volte, ha 2 figli . Riesce a farsi dare permessi e visti per girare il mondo, a incontrare il grande poeta palestinese Mahmoud Darwish, vince premi, viene assunta da Al Monitor ma il suo cuore batte sempre per Gaza. Dove stanno succedendo brutte cose: l’assassinio di Vittorio Arrigoni, l’islamizzazione della società, la prigione, i bombardamenti israeliani, fino alla terribile guerra del 2014, quando nove membri della sua famiglia vengono uccisi.

Ero per caso in un ospedale quando una macchina è stata polverizzata da un missile non lontano da dove mi trovavo. Ho visto arrivare le vittime, o meglio i resti umani…tra i quali una gamba con un sandalo nero. Gli odori di sangue e benzina mi hanno attanagliato la gola…quello che hai sotto gli occhi è il fatto grezzo, la carne, il sangue, la morte…Dov’è Dio. Dico davvero. Se c’è una giustizia, dov’è? Gli israeliani sono nemici spietati che non dimostrano alcuna misericordia. Sostengono di uccidere solo quelli che vogliono uccidere ma ho visto che potevano uccidere chiunque.

Eppure anche quella guerra terribile finì. L’incredibile e tenace voglia di vivere dei palestinesi di Gaza sembrava prevalere anche quella volta.

Ma ora? Ora che Asmaa vive in Francia e sua figlia Zeina va alle manifestazioni contro il genocidio in atto, che ne sarà di loro?

Un libro testimonianza che ci porta dentro il mondo palestinese, la sua varietà, le sue contraddizioni, oltre gli stereotipi. che ci parla di coraggio e determinazione.

Ma ora? Ora che Asmaa vive in Francia e sua figlia Zeina va alle manifestazioni contro il genocidio in atto, ora che Gaza è stata sbriciolata e 30.000 persone uccise dall’esercito israeliano, che ne sarà dei Palestinesi?

Potete seguire Asmaa qui https://www.facebook.com/asmaa.alghoul

Asmaa Alghoul & Selim Nassib, La ribelle di Gaza, edizioni e/o, 16,50€

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